“Liberazione e resistenza: non è un caso che Michele Giangrande abbia aperto, per la prima volta, il proprio BUNKER il 25 aprile, facendone una esperienza itinerante che ben si modella su quei labirintici e angusti spazi sotterranei che odorano ancora di storia; e mette in atto una sorta di macchina del tempo facendoci incrociare gli occhi di quei figli della guerra e provare la loro stessa paura e poi freddo, incertezza, claustrofobia.
È un percorso sotterraneo e accidentato, dove a fare da inciampo – non solo fisico – sono interventi site-specific, concatenati, drammatici, allusivi ed enigmatici.
Per Giangrande il monito rassicurante, scritto sulla pietra, “SIATE CALMI! / QUI SIETE GIÀ AL SICURO!” – riproduzione fedele della targa murale rinvenuta nel bunker del Monte Soratte a Sant’Oreste, in provincia di Roma – sembra sovvertire il carattere leggero e accattivante della sua ricerca più tipica, per avviarlo verso una soluzione prettamente concettuale.”
Da “Il Bunker universale di Michele Giangrande” testo critico di Giusy Caroppo per il libro Bunker, Quorum Edizioni, 2019.
“Quando fuori tutto si trasforma in macerie, quando la moralità e l’umanità crollano nell’angoscia e nella miseria, in un tempo incerto, non garantito da nessun valore permanente, si crea un argine di paura e terrore. La nostra realtà precaria mette in pericolo l’economia, la finanza, l’ambiente, la natura, mette in pericolo l’uomo.
Nel pericolo, in una condizione di smarrimento collettivo, gli artisti prendono coscienza che il loro lavoro non è un solo lavoro di estetizzazione di un messaggio ma anche uno strumento per comunicare una visione del mondo sulla realtà del presente.
Michele Giangrande mira a scardinare la rappresentazione congelata del mondo, mette in scena un’entità in divenire, in un divenire libero.
Lo fa con un progetto esperienziale itinerante, dove l’arte dimostra, con caparbietà intellettiva, la volontà di dissezionare il pensiero, privandosi di un sistematico supporto delle categorie, senza sezionatura moderna delle arti ormai lontana nel tempo, ed oggi, perduta del tutto.
Sin dai primi passi lo spettatore è colpito da un senso di angoscia quando dalla rampa di scale si contrappone l’avviso rassicurante: “SIATE CALMI! / QUI SIETE GIA’ AL SICURO”. L’iscrizione è incisa su una lastra in pietra (riproduzione della targa murale rinvenuta nel rifugio di Monte Soratte, a Sant’Oreste in provincia di Roma) che l’artista dona alla città di Monopoli come opera permanente e monito a memoria. È la prima tappa e la prima delle scritte, come quelle che apparivano nei rifugi antiaerei durante la seconda guerra mondiale, di un’opera diffusa, disseminata nello spazio. Dal forte valore concettuale, palesa il rovello interiore della società contemporanea bisognosa di indicazioni d’uso.”
Da “Caelum denique!” testo critico di Alexander Larrarte per il libro Bunker, Quorum Edizioni, 2019.