INSTALLAZIONE
MAGMA OFF
21/7/2018
Superfici verticali sulle quali si sciolgono materie, quasi con mano violenta vengono inserite legate costrette e con la stessa forza squarciano lo spazio nel tentativo di fuggire.
Calchi di denti, tubi al led, nylon, tessuto, catene, lampade, cemento, elementi di forte impatto visivo nella loro combinazione con colori decisi e violenti come il rosso, il nero e il blu che dominano le sale e le sovrastano come in modo da trasformarlo in luogo sacro, dove le opere ti osservano. Non sei tu a guardare verso di loro ma i loro occhi che penetrano il tuo corpo come lame sottili costringendoti a soffrire silenziosamente, piegandoti alla comprensione del messaggio che stanno trasmettendo. Impossibile osservare senza farsi coinvolgere dalleemozioni, quasi vorresti intervenire per sostenere l’urlo di queste bocche costrette al silenzio,quasi si sentono i denti che stridono sulle catene.
Ipnosi emotiva con un’enfatica aurea di luce… luce che non illumina ma intrappola, costruisce,inibisce. Le correnti di questa lava trascinano con lenta violenza dall’ingresso, con le suefiammelle ipnotiche, alle sale colme di frasi ed immagini evocative. La coscienza ci impone di ascoltare, di leggere e di rispondere a queste proteste alle immagini quasi didascaliche che metaforicamente ci lasciano immaginare scene bucoliche che celano messaggi di coraggio o di guerriglia urbana.
Alfredo Granata, fra i primi fautori di residenze artistiche nel cosentino, gioca con la sua artecome se fosse un volume da scrivere attraverso l’uso sapiente dei colori, delle parole e deitratti mai totalmente definiti come a lasciare l’ineluttabile senso della curiosità di unacontinua scoperta.
Il lavoro incessante di produzione artistica permette di assaporare le varie fasi e stadidell’artista, in parte anche in questa esposizione in cui sono presenti opere molto recenti edaltre degli anni precedenti.
Tutto ciò, permette di comprendere quanto Granata sia attento a trasmettere messaggicontemporanei attraverso le sperimentazioni di materiali nuovi o riciclati, come nell’uso deicontrappesi delle lavatrici colorati e rimaneggiati tanto da produrre dei fuochi fatui quasi, assimilabili ad una ambientazione che oscilla fra il circense e lo spettrale .
Nel 900 Fondane rivendica la centralità del magma esistenziale, l’esperienza estrema del male, della frequentazione dell’Abisso; e afferma la priorità dello «spleen» sull’«ideale», del «selvaggio» sul letterato, contrapponendo al canone al tempo ancora dominante “dell’art pour l’art”.
A questo pensiero mi ha trasportata la visione di una delle opere esposte; una enorme capra nera, animale di molteplici significati mitologici ed esoterici (Il Tragos per i Greci da cui il termine Tragedia), elemento sacrificale o oggetto di adorazione e contestualmente simbolo diresistenza e di coraggio che ha impressa su di essa la frase “sangue freddo- freddo sangue” arappresentare la doppia valenza del significato utilizzando per rafforzarne il concetto il bianco e nero e annullandone quindi la cromia. “Magma”, il titolo dell’esposizione artistica, credodescriva perfettamente quello che è un insieme apparentemente caotico di elementi che inrealtà sfociano in un “Magma di pensieri e di azioni”.
Alfredo Granata, è un artista riservato ed introspettivo, difficilmente lo sentirete parlare con un tono di voce non adeguato alla situazione e altrettanto difficile sarà carpire nel suo sguardo rabbia, sempre in equilibrio in una sorta di yin (nero) e yang (bianco) costante per poi voltarelo sguardo e vedere i frame del viso dell’artista in una forma di dannazione e disperazione che porta l’immaginifico a guardare una sorta di doppia personalità alla dott. Jekyll e mr Hyde.
Mi è capitato di andare a trovare il maestro Granata nel suo laboratorio, più una specie di sacrario che un vero e proprio laboratorio, dove si percepisce tangibilmente il percorso differenziato negli anni fra la ricerca dell’arte e dell’esoterismo africano passando ad unaricerca incessante delle parole attraverso una quantità infinita di testi che si trovano sparsi fra scaffali e pavimento.
Il fascino di un artista, lo si percepisce proprio nello spazio in cui esso crea lì dove spesso i sogni si infrangono in insoddisfazioni di aspettative diverse.
Parlare con Alfredo, riporta ad una concezione ancestrale di ventre materno è come se i suoi racconti cullassero il proprio interlocutore immergendolo in un liquido ed ovattando tutti i suoni esterni fino ad una fase di catarsi che vorresti non finisse mai.
Il tempo mesce vari ingredienti dando come risultato un prodotto unico rappresentato di singoli vissuti. Non esisterebbe narrazione se non fosse per questo insieme, ordinato o disordinato, di elementi che si addensano o si diluiscono negli anni, nei giorni, nelle ore, nei minuti e nei secondi. Proprio come le sabbie mobili si impossessano di un corpo tramutandolo in silice, la staticità crea i vuoti sui quali la nostra memoria addensa la maggior parte dei pensieri. I corpi in realtà non sono solidi, ma liquidi che penetrano barriere invisibili e diventano materia magmatica, vischiosa composta da elementi in evoluzione permanente che come un corpo sinuoso scivola sul terreno per trasformarsi in roccia dura, porosa e che permoltissimo tempo contiene celato il proprio fluido ancora incandescente: “Il Magma”.
L’arte ha bisogno di competenze e sensibilità per essere vissuta, chi vive di necessità terrenedifficilmente riuscirà a farne parte e a lasciarsi penetrare, chi prova ad approcciarsi sia come creatore che come fruitore se non ha come unico scopo quello di svestirsi da pregiudizi e millantate capacità critico progettuali per donarsi totalmente, spesso in modo disinteressato, ha fallito la propria missione o forse non ha mai avuta una. Forse bisognerebbe ricreare un sistema settoriale, di accessibilità elitaria a soggetti che realmente sono visceralmentecollegati alle molteplici sfaccettature dell’arte, al contrario di quello che oggi succede ossia uninflazionato mondo di tuttologi mediocri che hanno il mero scopo di lucrare sull’empatia, sullaricerca e sulle doti soggettive di cultori ed artisti. Il maestro Granata ha dedicato e sta dedicando con passione, mai calante e mai scoraggiata, la sua intera vita ad una ricerca che lascia un segno tangibile e diverso ad ogni sapiente osservatore.
L’amore quello più vero quello che ti consuma, nella sua accezione più banale del significato, è“guardare l’amato attendendosi reciproca corresponsione”.
Da “ Il MAGMA dei sensi”, Testo critico a cura di Marilena Morabito.
Bio Alfredo Granata
Alfredo Granata è nato a Celico (CS) nel 1956. Si diploma al Liceo Artistico di Cosenza e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Numerose le sue partecipazioni a mostre personali e collettive.
Nel 1980 conosce Alberto Burri in occasione della sua tesi sul grande artista contemporaneo. Nel 1983 inizia il suo interesse verso la perfomance e la musica
sperimentale seguendo e studiando le attività di Simone Forti, Marian Zazeela, Steve Paxton, La Monte Young, Terry Riley e John Cage. Nel 1994 viene pubblicata dalla casa editirice F.lli Gigliotti la monografia Corpo a Corpo a cura di Luigi Bianco e Teodolinda Coltellaro. Nello stesso anno partecipa presso il Link di Bologna al convegno sulle nuove ricerche artisticheitaliane: “Come spiegare a mia madre che ciò che faccio serve a qualcosa?” Nell’ambito della rassegna “La ville,le jardin la memorie” viene invitato alla rassegna “La raccolta dei mille progetti” a cura di Carolyn Crhristov Bakargiev e Hans Ulrich Obrist. Nel 1998 promuove e realizza “Ospiti: metafora di una profezia” ospitata nel proprio spazio domestico, considerataper la progettualità prettamente in linea alla sua poetica un vero e proprio intervento artistico sul territorio presilano.
E’ dello stesso anno la partecipazione al progetto “Oreste 1” presso la foresteria comunale di Paliano (Roma) un’esperienza comunitaria di scambio e di lavoro destinata agli artisti visivi. Nel 1999 partecipa con il progetto Oreste alla 48° edizione della Biennale di Venezia
presentando VIA: Arte contemporanea sulla tratta ferroviaria Cosenza-Camigliatello. Nello stesso anno inaugura a Celico la residenza permanente per artisti “Porto di mare” con lo scopo di divulgare l’arte contemporanea sul territorio.
Vive in una piccola periferia della Calabria ma sente d’essersi posizionato al centro del mondo.