Per il progetto “Catona libera” si è scelto di lavorare sul territorio di Arghillà, che con Catona delimita ad ovest i confini di Reggio. La scelta, oltre che per motivi logistici, è ricaduta su Arghillà in quanto il quartiere è impregnato da una intensa connotazione antropologica e quindi da importanti fattori sociali e culturali, e non per ultimo ambientali. Il pianoro di Arghillà è a dir poco un concentrato di energie che apparentemente prevalgono su questioni di etica con riferimento alle diecimila persone che vi abitano, e che in questo, e in nessun altro progetto simile può in qualche modo pretendere di distinguerne i giusti, i buoni, i moralmente leciti, rispetto ai comportamenti dei cattivi e degli ingiusti. Il progetto “Catona libera” non ha certamente questo compito, ma ha la pretesa sicuramente di minarne le basi, smantellarne le convinzioni e ricondurre un certo tipo di “politicautopica” alla razionalità. Semplice è sempre meglio di complicato. “Catona libera” è il progetto pilota di altri eventi simili, e cioè ve ne sarà uno per ogni paese che negli anni ’20 è stato inglobato nella Grande Reggio. La città di Reggio e con lei tutti i dieci ex-comuni che fanno parte del suo territorio dovranno tornare ad essere autonomi se si vuole ricreare un tessuto urbano più umano e vivibile. Arghillà per il progetto “Catona libera” è stata suddivisa in 28 lotti. Sul territorio è stata avviata una azione di “Archeologia in movimento” che ha individuato, catalogato e archiviato per ogni lotto alcuni oggetti abbandonati per strada. Gli oggetti saranno studio, per un successivo lavoro, di analisi grafiche, di packaging, di marketing e dell’uso vero e proprio dell’oggetto da parte di un popolo “costretto” a vivere in condizioni non favorevoli e non serene.