La poetica di Giovanni Cutrupi si basa su un’attenta osservazione della realtà che ci circonda, un’indagine oculata su particolari che spesso la nostra attenzione tralascia. Soffermarsi, ponderare e soprattutto aspettare sono le parole chiave che legano tutto il modus operandi dell’artista. Attratto dalla quotidianità, dalle azioni semplici, egli indaga il rapporto uomo-spazio. Le immagini evocano ricordi lontani, familiari, intimi, una dolcezza in cui i segni lasciati dalla presenza umana diventano veicolo di forte emozione. Tutto ciò si percepisce osservando le fotografie della mostra del 2005 “Puro Sguardo”, attimi estrapolati dal fluire del tempo, decontestualizzati fino ad elevarsi a realtà a se stanti. Ed è così che vengon fuori scatti come Finestra, le cui ante lievemente aperte accennano alla presenza discreta dell’uomo, o anche Televisione, che sembra rievocare storie di ricordi lontani. Altra splendida fotografia della serie è Stormy Saturday, nella quale l’artista riesce a cogliere con estrema semplicità e spensieratezza una passeggiata per le vie di Genova, catturando il preciso istante in cui la forza del vento – elemento naturale contro cui l’uomo rimane impotente – ribalta l’ombrello ad una passante. Nel Dicembre del 2009 Giovanni Cutrupi partecipa ad una collettiva intitolata “Noticias de Dios”, (il cui filo conduttore sarà appunto la religione) organizzata dall’associazione Leucò presso il Castello Ducale Ruffo a Scilla. Le foto riflettono esperienze diverse, surreali, concettuali, dalle quali emergono esperienze di vita, emozioni e situazioni personali. Dalle fotografie notiamo infine che l’artista predilige il bianco e il nero: egli vede in questi “non colori” la possibilità di sconvolgere il modo di pensare e di vedere, imparando ad osservare le sfumature che ci circondano. Rappresentare in bianco e nero significa anche fornire opportunità d’astrazione, ovvero riprodurre determinati concetti mettendo da parte ogni loro caratteristica spazio- temporale. Le foto presentate per la quarta edizione del Facefestival raccontano dell’ultimo viaggio che lo porta in Indocina, area che comprende, tra gli altri, Thailandia, Laos e Cambogia. Il reportage fotografico è realizzato in luoghi staccati dai soliti circuiti turistici tradizionali. L’artista si avventura in realtà marginali, realtà fatte di equilibri precari, zone difficili, incerte dove le situazioni di arretratezza e povertà sono ai limiti dell’immaginario collettivo, e le condizioni igienico-sanitarie sono palesemente assenti. Ma anche in questo degrado, Giovanni Cutrupi cerca e trova il lato bello delle cose, il lato che lascia un sapore di speranza nell’osservatore, acre ma dolce allo stesso tempo: è il sorriso di ogni bambino, lo sguardo di una madre, il gesto affettuoso di un padre, è la quotidianità che si consuma in quelle terre lontane; “Basta poco per allacciare rapporti umani basati sulla fiducia e sul rispetto reciproco”, afferma l’artista. Ad arricchire la moltitudine di emozioni che suscitano nell’osservatore un panorama straordinario, un’esplosione di flora e fauna in uno scenario mozzafiato fatto di colori e profumi inebrianti. Attraverso la sua decisa sensibilità e l’alto valore artistico e documentaristico, le immagini di Giovanni Cutrupi trasmettono un’infinita voglia di conoscere altri punti di vista ed altri “mondi”. Utilizzando esclusivamente fotocamere analogiche a focus manuale e pellicola, l’artista devia la post-produzione, restituendo alla fotografia il suo ruolo “rivelatore” capace di captare un preciso momento, quell’attimo unico ed irripetibile.
Alessandra Gattuso