INSTALLAZIONE – VIDEO – FOTOGRAFIA
Rosarno 9 gennaio 2010, We will never forget this
21/7/2018
Ripensando ad avvenimenti mafiosi che non fossero solo riconducibili a fatti di cronaca nera, mi sono rifatta alla prima vera rivolta contro la ‘ndrangheta in Calabria avvenuta ad opera degli immigrati africani di Rosarno due anni fa. Questo avvenimento, ha destato in me, come in molte altre persone, molti stimoli per riflettere, sia da un punto di vista socio-politico che umano. Infatti dopo il ferimento di due lavoratori della costa d’avorio ,e le diverse angherie , estorsioni, episodi di violenza e rapine nel territorio più oppresso da un sistema mafioso, gli Africani di Rosarno nel dicembre 2008 si ribellano.. . non cittadini italiani , ma clandestini senza diritti e documenti . I migranti africani hanno manifestato un senso maggiore dello Stato rispetto a quello dei rosarnesi . Hanno saputo alzare la testa ( Antonello Mangano- Gli africani salveranno Rosarno).
Sarei dovuta andare a Rosarno proprio in quei giorni, parlare con qualcuno di loro e con l’ex sindaco Lavorato, poiché la vicenda mi sembrava la più interessante per il tipo di lavoro che ho poi realizzato. Ma proprio in quei giorni e scoppiata la rivolta che ha coinvolto la cittadinanza, gli africani e la ‘ndrangheta. Ho realizzato il reportage fotografico subito dopo lo sgombero degli insediamenti dello Spartimento e della Rognetta, dove in quest’ultimo ho ripreso anche la demolizione dello stesso.
Mi è immediatamente venuto in mente un episodio legato a quando non ero neanche adolescente. Quando un giorno d’estate con la mia amica di Milano, di origini calabresi abbiamo deciso di andare a trovare i suoi parenti a Cittanova . Diamante- Gioia Tauro in treno e da lì un trenino interno con numerose fermate che ci ha portate a destinazione. E’ in quest’ultimo tragitto che per la prima volta ho capito cosa fosse addentrarsi nella zona della Piana di Gioia Tauro, dove ad un certo punto il paesaggio cambiava e con esso l’atmosfera e l’aria che si respirava : un silenzio quasi assordante ci ha accompagnate tra campi di ulivi e aranceti che diventavano sempre più fitti e misteriosi , e con essi le persone che di tanto in tanto incrociavamo. Una parola può definire quel silenzio e quei luoghi… ed è omertà , dove la natura nella sua imponenza tanto da sovrastarci (non solo in senso metaforico) e così rigogliosa di vita sembrava tradire se stessa .
We will never forget this, Rosarno 9 gennaio 2010
Luoghi memorie di storie , Area della Rognetta
Subito dopo gli scontri di Rosarno , immediatamente dopo lo sgombero , ho realizzato un reportage fotografico nell’area della piana di Gioia Tauro, comprendente la zona dello Spartimento nell’ex oleificio dove erano alloggiati gli immigrati africani, e nella Rognetta.
Le foto dell’allestimento si riferiscono proprio a quest’ultimo spazio, la Rognetta , primo insediamento storico dei migranti africani. Il luogo acquista una duplice importanza in quanto non esiste più , abbiamo assistito alla sua demolizione, ordinata il giorno dopo l’evacuazione. Attraverso le foto si può ricostruire un mondo , una struttura senza tetto, dove all’interno case-stanze in lamiera, e abitazioni ricoperte con buste di plastica occupavano la superficie della costruzione, ormai uno scheletro. Biciclette accatastate occupavano una parte del piazzale. Un mondo, pieno di segni e di simboli, portatore di due culture differenti, quella africana e quella calabrese-rosarnese, lasciando spazio anche all’immaginazione , sia mia che di chi osserverà le foto. Simulacri nel senso di luoghi che non esistono più, spectrum, nella accezione della fotografia, mantenendo un legame con la spettacolarizzazione (alcune foto ritraggono scenari che sembrano quasi set teatrali o cinematografici naturali, dove non vi è nulla di precostituito, ma esistono in se) e aggiungono quella cosa spaventosa che vi è in ogni fotografia : il ritorno del morto, citando R. Barthes, che in questo caso lo incarna pienamente.
Sono i luoghi a parlare , pur raccontando storie di uomini e di scontri. Il fatto che ho documentato il subito dopo, innanzitutto, mi ha permesso di avere uno sguardo più lucido e dei tempi di riflessione maggiori rispetto a quello a cui stavamo assistendo, che ritengo non avrei potuto fare durante gli scontri.
Dopo la rivolta ci si chiede cosa è realmente cambiato , e se lo chiede anche la nuova ondata di braccianti africani che sono ritornati sia a Rosarno , che nelle altre aree agrumicole calabresi.
I migranti ad un anno dalla rivolta- Rosarno Reggio Calabria 7 gennaio 2011
I nuovi migranti africani, giunti nei diversi luoghi della Calabria a lavorare per la raccolta delle arance , ad un anno di distanza dalla rivolta , sostenuti dalla giovane rete radici , si sono incontrati in una fase preliminare nella sede della CGL di Gioia Tauro per fare il punto della loro condizione lavorativa . Durante l’assemblea si sono tracciate delle linee da seguire per le nuove rivendicazioni da portare avanti, che riguardano la legalizzazione del lavoro e la richiesta dei permessi di soggiorno. L’appuntamento per esternare tali rivendicazioni era fissato al 7 gennaio giorno in cui lo scorso anno è scoppiata la rivolta. La manifestazione avvenuta in maniera assolutamente pacifica si è svolta da Rosarno a Reggio Calabria , nel giorno stabilito , dove davanti alla prefettura i migranti venuti da tutte le parti della Calabria hanno sfilato con cartelli colorati rivendicando i loro diritti. Alcuni rappresentanti africani e una parte della rete radici sono stati ricevuti dal Prefetto dove, dopo un numero imprecisato di ore, sono giunti all’accordo per esaminare le pratiche dei migranti riguardo la possibilità di regolarizzarne i permessi . (alcuni migranti , non so con esattezza il numero sono riusciti ad avere permesso di soggiorno.
Ivana Russo