Il mediterraneo che ha cullato le antiche civiltà è diventato il cimitero di migliaia di uomini ,donne e bambini. Il nostro egoismo si ciba di pesci che si nutrono di cadaveri.
L’opera vuol essere un momento di riflessione e coinvolgimento sull’esodo di popoli costretti a fuggire dalla loro terra in cerca di futuro.
Antonio La Gamba
Da tempo pensavo di dedicare un’opera ai migranti del mondo e alle vittime di chi fugge nella speranza di un futuro migliore. E nessuno meglio di noi calabresi, che ci possiamo considerare i marocchini del mondo, lo può capire. Così quando Franco di Leo della Pro Loco di Pizzo mi chiese di realizzare un’opera non ci volle molto tempo per sviluppare una serie di studi.
L’arco che guarda il mare con le porte aperte in senso di accoglienza per chi spinto dalla disperazione si avventura alla ricerca di un futuro che per molti è finito in fondo al mare, domina lo spazio insieme ad un’energia positiva indicata dal volo delle colombe simbolo di speranza .
In un primo tempo pensavo di recuperare una serie di elementi ed oggetti sulla spiaggia per ricoprire l’arco, ma ciò avrebbe richiesto dei tempi di ricerca e di assemblaggio molto lunghi che non avevo, pensai quindi di utilizzare quello che avevo a portata di mano e cioè dei sacchi di juta di caffè provenienti da diverse parti del mondo che sarebbero stati la “pelle” che avrebbe ricoperto la struttura portante e su cui avrei inciso come un tatuaggio i segni dell’opera, pensai all’xilografia come tecnica che potesse rappresentare in modo sintetico tutto ciò, anzi ad una sintesi ancora più estrema decidendo di realizzare le matrici tagliandole sulla plastica come usano fare gli artisti della street art anche perché mentre lavoravo alla ricerca forsennata di immagini da selezionare pensai che sarebbe stato bello che fosse un’opera corale da realizzare insieme ai miei amici artisti e questa tecnica oltre a dare dei segni forti ed essenziali ci permetteva di dare omogeneità alle nostre differenti personalità artistiche. Mi piaceva anche che fosse quasi un omaggio ad Enotrio, alla sua tecnica ed umanità. Maria Vignarolo, Guerino Benvenuto, Silvestro Bonaventura e Filippo Solano hanno aderito con entusiasmo condividendo un’esperienza fantastica che ognuno di noi porterà con se. Mentre i ragazzi della protezione civile realizzavano la struttura noi iniziavamo a stampare le immagini per decidere quali utilizzare, volevo che fosse rappresentata tutta l’umanità dei migranti dai bambini agli adulti, al dramma delle vittime ai simboli del dolore dalle croci al filo spinato, alla rete metallica al teschio, alla lisca del pesce e all’uccellino morto, dalle scritte alle mani che chiedono aiuto, ma su tutto un segno di speranza rappresentato dal volo delle colombe.
La barca con gli indumenti alla base dell’arco completava in modo tridimensionale l’installazione.
Il risultato ottenuto mi ha fatto pensare che l’opera si potrebbe realizzare in modo permanente utilizzando una struttura in acciaio ed un rivestimento in ceramica dipinta e a bassorilievo e quindi ad avere nuovi sviluppi.
Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno condiviso quest’esperienza .
Antonio La Gamba