È la storia d’un viso quella che attrae le masse.
Il Volto dei volti, della Monnalisa, del Che, in tutte le sue forme.
Ad un viso, una faccia, si lega il Mistero, la paura, a volte la scoperta del buio e dei sogni.
Ecco che arriva un Tempo, in cui gli intrecci neri di tentacoli e le congiunture d’un mondo, s’incontrano, nasce l’arte e si muove fra gli occhi di chi la sa respirare.
Faccia di Medusa, vive di due mondi, quello pubblico, fatto di realtà e giorni pieni, quello velato, soccorso dalla notte che l’accompagna e dalla volontà di resistere.
Tentazioni che assomigliano al popolo di quest’Italia e che avvolgono, come in un abbraccio, tutte le sfaccettature che la compongono.
Se nel passato, le rappresentazioni della Medusa, come Mostro d’altri luoghi viscerali, doveva incutere timori allo spettatore silenzioso, quest’opera si getta a pieno ritmo in una sorta di vasca gelida di novità.
Quelle gocce inermi di sudore sembrano fermare il Tempo, mordere la misura, pazientare di fronte a ciò che accadrà.
Una Nazione divisa in due, ma piena di speranza, da un capo all’altro nascosta dietro finestre di timori, raccoglimento, ma in procinto di trovare il fulcro per quel balzo tanto atteso, sperato.
Faccia di Medusa è il simbolo d’un risveglio.
Il primo impulso potrebbe mostrare strazio, impressioni notturne, ma guardando attentamente le sue cime e con un pindarico volo di qualche attimo, si potrà fare proprio il messaggio dei tentacoli e del Nord che si abbracciano, per legarsi finalmente a quel Sud che l’attende e che insieme, dopo tanto, tornano a fare quello che sanno: l’Amore nazionale.